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Recensione Avenged Sevenfold - Hail To The King

Gli Avenged Sevenfold hanno sempre fatto parlare di loro. Vuoi per la loro musica, vuoi per le polemiche per i loro testi politici e religiosi, vuoi per la morte di qualche componente del loro gruppo. Quindi bene o male basta che se ne parli ( Cit. ) sembra essere il motto di questa band americana. E tornano a far parlare di loro per il nuovo album Hail To The King, il sesto per la band, il primo dopo Nightmare del 2010.



La band californiana aveva cominciato a farsi conoscere con i primi lavori a inizio anni 2000 con un Metal tecnico e virtuoso, ma già con City Of Evil del 2005 si era iniziato a notare un cambiamento nel sound del gruppo, avevano intrapreso un percorso verso l'Heavy più classico, percorso che si può dire concluso con questo album.
Senza voler scomodare dei mostri sacri del genere, sembra quasi lo stesso passaggio fatto dai Metallica con la pubblicazione del Black Album, in cui abbandonavano quasi completamente il Trash.
Trascinato dal primo singolo nonché Titletrack Hail To The King che con un ottimo intro ricorda molto i vecchi lavori della band, ma è l'unica traccia di un passato ormai abbandonato.


La band non ha mai nascosto quali siano stati i gruppi che li hanno influenzati maggiormente nella loro musica, infatti è possibile trovare brani che ricordino il suono di questi gruppi. Coming Home ricorda da vicino una cavalcata alla Iron Maiden, This Means War i già citati Metallica di Sad But True ma è possibile anche possibile risentire nelle loro note i Guns n' Roses in Doing Time. Ma nel disco c'è spazio anche a una power ballad come Crimson Day che fa capire anche le potenzialità a livello melodico della band.
Un filo conduttore di tutto l'album è il tono epico che assume dall'inizio alla fine ma che esplode in tutta la sua forza in Requiem con i suoi cori in latino che danno ancora più forza al concetto. Planets è una piccola perla Heavy che entrerà subito nei cuori dei fan, e la traccia di chiusura Acid Rain ricorda sinistramente, e non so quanto volutamente, Feeling Good dei Muse soprattutto nell'intro.
Una nota di merito va data al nuovo e giovanissimo batterista Arin Ilejay chiamato a sostituire dietro le pelli il compianto The Rev scomparso nel 2009, eredità ancora più pesante visto che nell'ultimo lavoro della band, a suonare la batteria c'era un mostro sacro dello strumento come Mike Portnoy. Il giovane californiano svolge un lavoro più che degno, dimostrando di essere all'altezza del compito affidatogli.

Hail To The King lascerà forse un po' di amaro in bocca ai fan più vecchi, ma che gli permetterà di acquisirne di nuovi tra le schiere dei fan del Heavy. Un disco compatto e potente che dimostra una volta di più come sia giusto parlare di questa band, che dall'esordio di quasi dieci anni fa e con sei dischi alle spalle ancora deve compiere un passo falso.



TRACKLIST:



01.Shepherd Of Fire
02.Hail To The King
03.Doing Time
04.This Means War
05.Requiem
06.Crimson Day
07.Heretic
08.Coming Home
09.Planets
10.Acid Rain
Recensione Avenged Sevenfold - Hail To The King Recensione Avenged Sevenfold - Hail To The King Reviewed by Unknown on 12:33 Rating: 5

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