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Recensione Appino - Il Testamento

Il Circo Zen si è fermato. Dopo anni senza sosta su e giù per l'Italia i tre toscani decidono di prendersi dello spazio per loro stessi, così dopo il progetto parallelo di Karim Qqru (La notte dei lunghi coltelli, da ascoltare) arriva il più atteso dei lavori solisti della band Pisana. Anche se definirlo solista è un termine inesatto visto che si è avvalso della collaborazione di alcuni dei migliori musicisti della scena indipendente italiana. Giulio Favero, Franz Valente (Teatro degli Orrori) e Rodrigo D'Erasmo (Afterhours ) mettono tutto il loro sapere e tutta la loro esperienza al servizio di Appino per far si che il sound del disco si discosti dalle classiche sonorità degli Zen. 


Appino decide di mettersi a nudo davanti al suo pubblico e decide di affrontare temi molto personali, anche abbastanza rischiosi, riuscendo però a esprimerli in maniera diretta e senza troppi fronzoli.
Temi come la famiglia e la religione, che possiamo già trovare nei dischi degli Zen, vengono approfonditi e riletti in maniera a volte anche abbastanza dura. Fiume Padre e I giorni della Merla fanno notare una marcata inquietudine nei confronti di una figura paterna spesso criticata dal cantante.


Non potevano poi mancare viaggi attraverso la mente umana con le sue debolezze e incubi. Che il lupo cattivo vegli su di te (primo singolo estratto dall'album) è una materializzazione degli incubi che ognuno di noi ha, in questo caso rappresentati dal lupo cattivo (Poteva essere tranquillamente l'uomo nero).
La festa della liberazione è LIBERAMENTE ISPIRATA da Desolation Row di Bob Dylan, è un concentrato di tutto quello che Appino voleva esprimere nel suo disco. E' una critica feroce alla nostra società, alla famiglia, alla religione e tutti i dogmi che ci vengono imposti sin da quando siamo bambini.


Non poteva poi mancare un omaggio a un grande Toscano come Mario Monicelli. Solo gli Stronzi Muoiono e Il Testamento sono una dedica al regista toscano che ha deciso di mettere fine alla sua vita nel 2010. Se nel primo caso il titolo della canzone è una risposta data dal regista in un'intervista a una domanda sulla morte, la seconda, che è anche la tiltletrack, si concentra sul gesto finale di Monicelli facendo capire come Appino abbia compreso e in parte apprezzato la scelta fatta dal regista. Ne Il Testamento Appino non fa mancare neanche una critica nei confronti della legge sull'eutanasia ( …Chi non mi lascia farlo in altre maniere… ).


Anche trattandosi di un'opera prima, ma con tanta esperienza alle spalle, Appino riesce a discostarsi dagli Zen Circus non abbandonandoli del tutto, sia nei temi che nello stile, e sopratutto riesce a tirare fuori un disco vero, intenso, che bada ai contenuti senza tralasciare la forma. Un disco da ascoltare e riascoltare in attesa che il Circo Zen riparta nel 2014.


TRACKLIST

Il testamento
Che il lupo cattivo vegli su di te
Passaporto
Specchio dell'anima
Fuoco!
La festa della liberazione
Questione d'orario
Fiume padre
Solo gli stronzi muoiono
I giorni della merla
Tre ponti
Godi (adesso che puoi)
Schizofrenia
1983


Recensione Appino - Il Testamento Recensione Appino - Il Testamento Reviewed by Unknown on 13:30 Rating: 5

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