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Recensione Black Sabbath - 13

Le prime voci ci furono a inizio anni 2000 ma poi non se ne fece nulla. Ci furono dei tour di reunion tra la fine degli anni '90 e primi 2000 ma dopo di quello il silenzio, o meglio le voci continuavano a correre ma in realtà non succedeva nulla. Poi a fine 2011 arrivò l'annuncio. I membri originali della band avrebbero inciso un nuovo disco a più di trent'anni dall'ultimo che avevano realizzato insieme. 




Trentacinque per la precisione. Ozzy Osbourne, Tony Iommi e Geezer Butler era dal 1978 che non si ritrovavano insieme in studio, peccato solo per la defezione di Bill Ward(problemi contrattuali), sostituito alla batteria da Brad Wilk(Rage Against The Machine). La band si affida alle sapienti mani di Rick Rubin alla produzione(Metallica, AC/DC, Slayer, Aerosmith e tanti tanti altri.) per la realizzazione del 19° disco in studio, il primo dal 1995, e come detto a trentacinque dall'ultimo con i componenti originali. 
Quando si mette in piedi un operazione del genere il rischio è altissimo. Attesa alle stelle da parte dei fan e degli addetti ai lavori, speculazioni sul fatto che si tratti solo di un operazione commerciale. Soprattutto quando sei tra i padri fondatori dell'Heavy Metal tutti si aspettano un lavoro all'altezza della tua storia. L'unico modo per smentire tutti è presentarsi con un disco degno del nome che porti. 




Anticipato dall'ottimo singolo "God Is Dead?" arriva il nuovo lavoro dei Black Sabbath. Otto pezzi di quel Metal che ha reso famosa la band. La prima cosa che balza subito all'orecchio è che i tre hanno voglia di suonare insieme. Su tutti spicca un Tony Iommi in splendida forma e la voce di Ozzy risulta in buonissimo spolvero. 
In alcuni passaggi del disco sembra di stare ascoltando uno dei loro primi album, con questo suono pesante e oscuro. Un disco che non vive di particolari picchi, ma che mantiene costante un livello piuttosto buono per tutti i 53 minuti che lo compongono. Tra tutti i pezzi, oltre la già citata "God Is Dead?", spicca "Damaged Soul" con i suoi 7 minuti in cui sembra davvero di essere tornati a quaranta anni fa.




Fare una reunion a distanza di tanto tempo è sempre un operazione complessa, se ne sono viste troppe in passato in cui il livello non era degno del nome della band. I Sabbath con questo disco faranno sicuramente contenti i milioni di fan che hanno sparsi per il mondo, ma è un disco che farà felici anche tutti gli appassionati di Heavy Metal che non fanno di Ozzy e compagnia la loro ragione di vita.




Tracklist


“End of the Beginning”
“God Is Dead? ”
“Loner”
“Zeitgeist”
“Age of Reason”
“Live Forever”
“Damaged Soul”
“Dear Father”

Recensione Black Sabbath - 13 Recensione Black Sabbath - 13 Reviewed by Unknown on 22:16 Rating: 5

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